immagine Controlli sul 730? Di due tipi:
  • di Oliviero Franceschi e Alberto Martinelli
  • Lunedì 10 Ottobre 2016, 09:10

Controlli sul 730? Di due tipi: "automatico" o "formale"

Come comportarsi quando si ricevono comunicazioni di irregolarità


Ogni anno migliaia di contribuenti ricevono lettere dall’Agenzia delle entrate che contengono l’esito dei controlli effettuati: ecco alcune cose da tenere presenti.
 
Corrispondenza dal fisco

Dopo aver parlato nella puntata precedente della “compliance” cioè della cosiddetta collaborazione fiscale, che proprio in queste settimane sta interessando decine di migliaia di contribuenti, avevamo poi iniziato a delineare il quadro generale delle attività di controllo da cui ogni anno scaturiscono migliaia e migliaia di comunicazioni: il controllo formale e il controllo di liquidazione.
 
Precisazione
 
A proposito di "compliance" nella puntata precedente abbiamo detto che per facilitare i contribuenti nel calcolo di sanzioni e interessi da ravvedimento, l’Agenzia ha messo on line uno specifico programma di ausilio gratuito. Abbiamo anche avvisato che il programma permette di calcolare il ravvedimento delle imposte o del maggior credito ma non quello tra l’altro per l’infedele dichiarazione per Irap e Iva.
 
Controlli classici

Lasciando la "compilance", come abbiamo visto, oltre al controllo vero e proprio cioè “sostanziale”, l’attività di controllo sulle dichiarazioni dei redditi che qui ci interessa si articola in due gruppi principali: il controllo automatico e quello formale. Abbiamo anche detto che mentre il controllo automatico si applica a tutte le dichiarazioni trasmesse, il controllo formale al contrario riguarda solo le dichiarazioni selezionate a livello centrale in base a determinati criteri che si ispirano fondamentalmente all’analisi del rischio.
Inoltre il controllo automatico come dice il nome stesso è una procedura automatizzata di liquidazione di imposte, contributi, premi e rimborsi, sulla base dei dati e degli elementi a disposizione dell’amministrazione grazie alle dichiarazioni presentate dai contribuenti e a quanto risulta nell’Anagrafe tributaria. Con il controllo automatico il fisco si limita a controllare che quanto dichiarato dal contribuente sia corretto in relazione alle informazioni in suo possesso ma senza entrare nel “merito”, cosa che invece fa con gli altri tipi di controllo. Una terza differenza tra le due tipologie è proprio questa ed è dunque qualitativa.
 
Il controllo formale

Se pertanto con la prima analisi di controllo automatico l’amministrazione ad esempio si limita a verificare per tutti che i calcoli siano corretti, i crediti dell’anno precedente siano stati riportati con l’importo giusto, che le compensazioni di imposte non abbiano superato i limiti di capienza e altre cose del genere, con l’analisi successiva del controllo formale, l’amministrazione va nel dettaglio e comincia a guardare la dichiarazione dei redditi con molta più attenzione.
Con il controllo formale infatti il fisco incrocia i dati indicati nella dichiarazione con i documenti che attestano la correttezza dei dati. Ma per quale motivo viene effettuato tale verifica? La risposta è molto semplice. Al contrario di quanto avveniva in passato oggi il contribuente inserisce nella dichiarazione l’ammontare delle spese sostenute senza dover allegare la relativa documentazione. Ad esempio indica di aver sostenuto spese mediche per 800 euro senza inviare materialmente scontrini farmaceutici e ricevute mediche: questo comportamento è indubbiamente più pratico ma presta il fianco ad eventuali “manipolazioni” da parte dei contribuenti più disonesti o comunque agli errori dei contribuenti più sbadati o meno preparati. Non sempre una spesa che si riteneva deducibile o detraibile rispetta tutte le condizioni previste dalla norma e può capitare che un contribuente in buona fede ignorando tutte le regole in vigore deduca o detragga somme non spettanti.
Per ovviare a ciò l’amministrazione opera il controllo formale domandando ad esempio di trasmettere la documentazione relativa agli oneri portati in detrazione o deduzione o alle ritenute d’acconto dichiarate. 
 
Se si paga, sanzioni ridotte

Quando si fanno le verifiche sia col semplice controllo automatico, sia col più approfondito controllo formale, a volte si scoprono degli errori e il fisco impone ai contribuenti di pagare il dovuto. Se il contribuente riconosce di aver sbagliato può mettersi in regola con una riduzione delle sanzioni.
La filosofia alla base delle comunicazioni di irregolarità di controllo automatico e formale è perciò la seguente: prima dell’iscrizione a ruolo dei tributi derivanti dalla liquidazione delle imposte risultanti dalle dichiarazioni, dai controlli sui versamenti e dai controlli documentali, il contribuente deve essere informato e messo nella possibilità di fornire chiarimenti. In buona sostanza, prima di spedire al contribuente una cartella di pagamento, il contribuente riceve una comunicazione nella quale sono riportate le maggiori somme dovute con le relative sanzioni e gli interessi. In questo modo al contribuente è data l’opportunità sia di discolparsi sia di “aggiustare le cose” con una sanzione ridotta, regolarizzando la propria posizione entro 30 giorni dal ricevimento della comunicazione.
Per l’esattezza, la regolarizzazione delle comunicazioni dei controlli automatici deve avvenire entro 30 giorni dal ricevimento o della prima comunicazione o di quella definitiva con la rideterminazione delle somme a debito. Occorre pagare l’imposta dovuta e i relativi interessi ma se si versa nei trenta giorni si può ridurre a 1/3 la sanzione ordinaria del 30%.
Se l’avviso è arrivato in via telematica direttamente all’intermediario che ha trasmesso la dichiarazione, il termine di 30 giorni per usufruire della sanzione ridotta decorre dal sessantesimo giorno successivo alla trasmissione dell’avviso.
Viceversa la regolarizzazione delle comunicazioni relative ai controlli formali va effettuata sempre entro 30 giorni dal ricevimento della prima comunicazione, ma con il pagamento della sanzione ridotta a 2/3 di quella ordinaria del 30%, oltre all’imposta dovuta a agli interessi.
 
Rateizzare
Se le somme da pagare sono grandi o comunque i portafogli non fossero ben forniti, un rimedio c’è, Infatti è possibile versare a rate quanto richiesto dall’amministrazione con un interesse del 3,5%. Per la precisione gli importi possono essere rateizzati così:
• fino a 5.000 euro, le somme possono essere pagate in un numero massimo di 8 rate trimestrali di pari importo
• oltre 5.000 euro, le somme possono essere pagate in un numero massimo di 20 rate trimestrali di pari importo.
Attenzione a rispettare fedelmente i pagamenti altrimenti si potrebbe correre il rischio di decadere dall’agevolazione: è bene informarsi presso gli uffici o sul sito dell’agenzia delle entrate.
 
Hanno collaborato Daniele Cuppone e Enrico Rabitti
 
 

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