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  • di Giacomo Perra
  • Martedì 18 Ottobre 2016, 12:26

La casa natale di Adolf Hitler verrà demolita

L’Austria ha deciso di disfarsi per sempre di una fetta importante del suo ingombrante passato, di un pezzo quanto mai discusso di storia che sarà letteralmente raso al suolo e ridotto in frantumi. Dopo mesi di polemiche e confronti politici e un dibattito che aveva ovviamente coinvolto anche la società civile, il Governo di Vienna ha optato infatti per l’abbattimento della casa natale di Adolf Hitler, troneggiante (ancora per poco) al numero 15 di Salzburger Vorstadts a Braunau-am-Inn, il paesino di sedicimila anime in cui il Führer vide la luce il 20 aprile del 1889.
 

 

A comunicarlo, soddisfacendo così i desiderata dello stesso leader dell’estrema destra nonché candidato alla presidenza della Repubblica austriaca Norbert Hofer, schieratosi a sorpresa a favore dell'ipotesi demolizione, è stato il ministro degli Interni Wolfgang Sobotak: “La residenza sarà distrutta e le fondamenta potranno essere conservate ma un nuovo edificio sarà costruito sul posto. È necessario un cambiamento radicale per evitare in modo permanente il riconoscimento del significato simbolico del palazzo”.
 
Abitata dagli Hitler fino al 1891 e meta da sempre di oltraggiosi “pellegrinaggi” da parte di anacronistici sostenitori del regime nazista, la dimora è stata per decenni proprietà della signora Gerlinde Pommer, che dagli anni Settanta riceveva un canone di circa 46000 euro mensili dallo Stato, impegnatosi nel contratto d'affitto a utilizzare lo stabile per attività socio-culturali. Una di queste, l’assistenza a un gruppo di disabili attraverso un progetto di casa di accoglienza, non fu svolta per il rifiuto della donna di intervenire per l’abbattimento delle barriere architettoniche dell’immobile, che dal 2011 risulta vuoto e abbandonato.
 
All’inizio del 2016, comunque, il futuro della residenza era ritornato di moda con l’approvazione da parte del Governo austriaco di una proposta di legge per ottenere l’esproprio dell’edificio. Una decisione dettata soprattutto dalle esigenze di mettere fine agli immancabili e penosi raduni dei nostalgici del Führer e di evitare che l’abitazione potesse passare in mani sbagliate. “L’esproprio - aveva detto il portavoce del Ministero dell’Interno Karl-Heinz Grundboeck - è il solo mezzo per evitare che la casa sia utilizzata dai nazisti”. 

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