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  • di Oliviero Franceschi e Alberto Martinelli
  • Lunedì 5 Dicembre 2016, 10:10

Imu e Tasi, ora è tempo di pagare il "saldo"

Scade il 16 dicembre il versamento delle due imposte locali sulla casa

Non è solo il referendum costituzionale a turbare le notti degli italiani: si avvicina infatti a grandi passi la scadenza di due tributi particolarmente odiati dai contribuenti, l’Imu e la Tasi: ecco le cose da conoscere.
 
Che cos'è l'Imu e che cos'è la Tasi

L’Imu (che non si paga per la prima casa se non è di lusso) è l’imposta municipale sugli immobili, introdotta dal governo al posto dell’Ici in piena emergenza e da allora divenuta stabile. L’Imu colpisce la proprietà o i diritti reali detenuti sugli immobili di qualsiasi categoria catastale, con alcune esenzioni, e con aliquote che possono arrivare all’1,06 per cento del valore catastale, adeguatamente incrementato per la bisogna. L’acconto è stato versato da moltissimi contribuenti entro il 16 giugno 2016 e adesso tocca al saldo entro il prossimo 16 dicembre.
La Tasi invece è la cosiddetta imposta sui servizi indivisibili, come ad esempio la manutenzione delle strade e l’illuminazione, sempre a carico dei proprietari o titolari di altri diritti reali e in piccola percentuale anche a carico degli inquilini. Anche per la Tasi la maggioranza dei contribuenti interessati ha già versato l’acconto mentre ora, entro il prossimo 16 dicembre, è atteso il saldo.
 
Contribuenti sotto stress
 
Pertanto entro pochi giorni milioni di contribuenti in tutto il paese verseranno i due saldi sia dell’Imu, sia della Tasi. Il rischio è quello di un black out finanziario considerato che il 30 novembre è già stato versato il secondo acconto dell’Unico 2016. Ma oltre ai problemi di liquidità, attenzione a non fare confusione nel calcolare gli importi da pagare, perché le due imposte pur essendo molto simili presentano delle diversità a volte anche bizzarre o a volte decise discrezionalmente dai Comuni.
 
Prima casa

Per quanto riguarda il saldo Imu, possono dormire sonni tranquilli i proprietari di abitazioni principali non di pregio (cioè non classificate come A/1, A/8 e A/9) e relative pertinenze agevolate, per le quali l’imposta è stata abolita. Viceversa, su tutti o quasi gli altri immobili l’Imu continua ad essere pienamente operativa almeno per quanto riguarda il saldo 2016.
Per gli immobili non esclusi, la base imponibile si determina nel modo seguente. Occorre partire dalla rendita catastale al 1° gennaio 2016 e rivalutarla del 5%. Il risultato va poi moltiplicato per il cosiddetto moltiplicatore che è diverso a seconda del tipo di immobile ed è pari a:
160 per i fabbricati inseriti nel gruppo catastale A (ad esclusione di quelli A/10) e nelle categorie C/2, C/6 e C/7
• 140 per i fabbricati censiti nel gruppo catastale B e nelle categorie C/3, C/4 e C/5
• 80 per i fabbricati inseriti nelle categorie catastali A/10 e D/5
65 per i fabbricati appartenenti al gruppo catastale D (ad esclusione della categoria D/5)
• 55 per i fabbricati inseriti nella categoria catastale C1.
Per i fabbricati di interesse storico o artistico e per quelli dichiarati inagibili o inabitabili e di fatto non utilizzati, la base imponibile è ridotta del 50%.
 
Caccia all’aliquota

Una volta ottenuta la base imponibile, questa va moltiplicata per l’aliquota per ottenere, in linea di massima, l’importo annuo da pagare. Occorre però individuare l’aliquota, verificando con cura quale sia stata la decisione del Comune dove è situato l’immobile. E’ infatti facoltà dei Comuni stabilire l’aliquota che si ritiene più opportuna, aumentandola o diminuendola entro certi limiti. Nel Comune di Roma, ad esempio, sono in vigore l’aliquota ordinaria del 10,6 per mille, l’aliquota del 7,6 per mille, quella del 6,8 per mille per gli immobili Ater e l’aliquota ridotta del 5 per mille per l’abitazione principale di pregio e relative pertinenze.
Per conoscere agevolmente le aliquote potete andare sul sito del Ministero dell’economia “www.finanze.it” e cercate “fiscalità regionale e locale” e poi “Iuc…” e ancora “Regolamenti e delibere..”: pochi altri clic e otterrete le aliquote ufficiali.
Una volta ottenuta la base imponibile (rendita catastale rivalutata del 5% x l’apposito moltiplicatore) si deve moltiplicare nuovamente il risultato per l’aliquota stabilita dal Comune e poi rapportare l’importo ottenuto ai mesi e alla percentuale di possesso: si ottiene in diversi casi, il totale dell’IMU 2016, si sottrae quanto versato a giugno come acconto e si arriva al saldo da versare all’amministrazione.
Naturalmente attenzione alle particolarità decise da ogni Comune riguardo possibili esenzioni, riduzioni o detrazioni: pertanto consigliamo ai cortesi lettori di armarsi di molta pazienza e leggere a fondo l’ultima delibera approvata dal Comune.
 
Esempio

Il signor Giovanni è proprietario di una casa a Roma non adibita ad abitazione principale.
 
Rendita Abitazione principale         900
Rivalutazione                                            900 x 1,05 =  945
Base imponibile                               945 x 160 = 151.200
Imu lorda                                         151.200 x 1,06 per mille = 1602,72
Rata di giugno                                 801,00
Saldo IMU (arrotondato all’unità
di euro)                                                     1602,72 – 801,00 = 802,00

 


(1 - continua)
 
Hanno collaborato Daniele Cuppone e Enrico Rabitti


 

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