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ammonta l’indennità Inps
  • di Bruno Benelli
  • Lunedì 23 Maggio 2016, 10:16

Colf in maternità, a quanto ammonta l’indennità Inps

Congedo retribuito per cinque mesi, in alcuni casi pagato ai mariti 


Pubblicate dall’Inps le misure orarie sulle quali si calcola nel 2016 l’indennità di maternità dovuta a colf e badanti. E sulle quali l’indennità  viene calcolata all’80% (vedi box). Le condizioni per ottenerla sono più restrittive rispetto alle altre lavoratrici,  ma comunque considerate legittime dalla Corte costituzionale proprio per la specialità del lavoro domestico. Condizioni speciali che possiamo fissare in tre gruppi: a) limitatezza del periodo di assenza dal lavoro, 2) necessità di avere un pedigree contributivo, 3) calcolo della indennità in misura fissa. Iniziamo dalla prima condizione.
 
Congedo obbligatorio
 
Le lavoratrici del ramo hanno diritto all’indennità per il periodo di congedo obbligatorio per parto. L’indennità e il congedo sono previsti: 1) per i due mesi precedenti la data presunta del parto: 2) per il periodo tra la data presunta e la data effettiva del parto; 3) per i tre mesi successivi alla data effettiva del parto.
E’ possibile chiedere la maternità flessibile per assentarsi un solo mese prima e quattro mesi dopo il parto. Non basta l’ok del datore di lavoro: ci vuole quello del medico Asl.
Nel caso in cui il parto avvenga prima della data presunta i giorni che intercorrono tra le due date sono recuperati dopo il parto, in aggiunta ai classici tre mesi. Durante questi periodi anche le colf e badanti non possono essere adibite ad alcun lavoro.
Anche il padre può avere diritto ai tre mesi post-partum. Questa possibilità esiste quando dopo il parto e comunque nel corso dei tre mesi la puerpera: 1) muore; 2) si ammala in modo grave; 3) abbandona il figlio; 4) perde l’affidamento del figlio che passa al papà.
 
Occorrono i contributi
 
Seconda limitazione. E’ prescritto un requisito contributivo di una certa durata. Le interessate devono avere: a) almeno 52 contributi settimanali nei 24 mesi che precedono l’inizio dell’astensione obbligatoria dal lavoro; b) oppure 26 contributi settimanali nei 12 mesi che precedono l’inizio dell’astensione obbligatoria. Insomma, quanto meno devono avere mezz’anno di contributi, regolarmente documentato dai bollettini di versamento all’Inps. Il perché di questo vincolo si spiega facilmente. Se così non fosse qualsiasi donna potrebbe chiedere l’indennità Inps facendo finta di essere assunta da un amica, caso mai scambiandosi reciprocamente il favore. Ma obiettivamente anche con 26 settimane di contributi questo rischio resta alto.
 
Indennità in cifra fissa
 
Terza limitazione. La misura dell’indennità Inps non è legata all’effettiva misura della paga data a colf e badante ma è stabilita in cifra fissa. Anche qui il sistema è corretto in quanto anche i contributi sono versati su paghe fisse ordinate per classi. C’è quindi perfetta coerenza tra l’aspetto contributivo e quello previdenziale. Risultato? L’assegno è molto modesto.
 
 

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