immagine La generazione AirBnb si organizza: nasce l'associazione degli host italiani
  • di Sabrina Quartieri
  • Mercoledì 21 Febbraio 2018, 13:49

La generazione AirBnb si organizza: nasce l'associazione degli host italiani

Sono 200mila gli italiani registrati – secondo i dati forniti dal portale “Airbnb” – che affittano, per brevi periodi, le proprie case o stanze ad ospiti occasionali. Un dato in crescita del ​+22% nel 2017 rispetto al 2016​. Host che si dividono, in un sostanziale equilibrio, tra un 52% di donne e un 48% di uomini, con un’età media di 45 anni e con 25 giorni circa di affitto in un intero anno, per un reddito complessivo di duemila euro.

Ancora, gli annunci attivi sono ​350mila (​+27% nel 2017)​ e circa sette milioni e 800mila i viaggiatori che lo scorso anno si sono rivolti alla soluzione dell’home sharing (+37% rispetto al 2016) solo su “Airbnb”. Per questo a Roma, nei giorni scorsi, si sono riuniti gli Stati Generali degli host, per dare vita a un’associazione nazionale che metta in rete i soggetti che a livello locale fanno parte di questa categoria. Il nome della nuova realtà si chiama “Host+Host” e punta a creare un network su tutto il territorio tra le realtà già esistenti o che nasceranno, e a garantire loro una rappresentanza nazionale.

Ma non finisce qui: l’incontro nella Capitale ha voluto ricordare alla politica che il 4 marzo prossimo alle urne ci saranno anche gli host a votare, che in Italia rappresentano ormai oltre il 50% della ricettività. Tra le esigenze manifestate, ci sono quelle di veder nascere un portale unico per gli adempimenti amministrativi contro l’eccessiva burocrazia del settore e un “Superministero per il Made in Italy”; ma anche di essere riconosciuti come un interlocutore serio per un dialogo costante con chi sarà chiamato a rappresentare gli italiani.

«Non siamo più disposti ad accettare “fake news” interessate – spiega il portavoce dell’Associazione Michele Bazzi - Abbiamo sentito troppe volte dirci che affittiamo in nero o che siamo evasori. La realtà è che sul reddito da locazione o da b&b paghiamo le tasse, in Italia. C’è la TARI ai comuni, ma anche l’imposta di soggiorno (dove è dovuta), le utenze come seconde case e una serie di altri balzelli». Quello che invece non è più ammissibile per l’Associazione, è la burocrazia: «All'arrivo dell'ospite in casa – afferma il portavoce di “Host+Host” – dobbiamo mandare gli stessi dati a tre portali diversi, ovvero a quelli della Questura, del Comune e della Regione di appartenenza. Con la tecnologia disponibile oggi – conclude Bazzi - il buon senso impone un adempimento unico e, quindi, un solo portale».

Tra le altre esigenze espresse durante gli Stati Generali, c’è quella di stringere con le istituzioni un patto sul turismo responsabile: «L​a politica è stata miope rispetto al fenomeno dell’home sharing – spiega il portavoce - L​e potenzialità sono enormi». Ad oggi, il 54% dell’offerta di alloggi è già nell’extra-alberghiero. Ancora: in Italia ci sono sette milioni di seconde case, generalmente sfitte, acquistate con sacrificio. «Perché lasciarle vuote? - precisa Bazzi - Anche ​la “Babele” di 20 leggi regionali sull’ospitalità va ripensata​». Due le azioni quindi che si chiedono per i primi cento giorni della nuova legislatura: ripensare la normativa sugli affitti e armonizzare le leggi regionali in materia di turismo. Durante l’incontro a Roma è stato presentato, infine, il ​Manifesto ​di ​“Host+Host”, che esprime i valori comuni dell’accoglienza costruttiva, della responsabilità, dell’innovazione e del sostegno al turismo.

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