di Marilù Musto

Lunedì 30 Gennaio 2017, 13:07

Ritorno a Scarface, l'ex villa del boss Schiavone oggi è la «casa della liberazione»

Inviata a Casal di Principe

E' vissuto da ipocondriaco, con la pistola in una mano e la macchinetta sanitaria che misura i battiti cardiaci dall'altra, Walter Schiavone. Era così, il boss. E forse lo è ancora da ergastolano, rinchiuso com'è adesso nella sua cella di quattro metri per quattro del carcere di massima sicurezza in cui nemmeno il sole entra ormai più. Molti anni dopo le sue imprese da camorrista e da malato immaginario (per un periodo aveva sofferto di anoressia scendendo di peso fino a 40 chili), Schiavone si sarebbe ricordato di quel pomeriggio in cui ordinò di bruciare tutto ciò che c'era all'interno della sua villa di Casal di Principe finita nelle mai dello Stato con una confisca della magistratura.
Oggi, lo scacco matto dello Stato al clan della camorra dell'area casertana.

«Questa è la casa della liberazione». Così il sindaco di Casal di Principe, Renato Natale, nell'aprire la cerimonia d'inaugurazione della casa confiscata al boss Walter Schiavone, fratello del capoclan Francesco Sandokan condannato nel maxi processo Spartacus I. «Questo bene restituisce dignità al popolo di Casal di Principe, il 90 per cento dei cittadini casalesi sono persone perbene. C'è uno slancio positivo in queste terre», ha spiegato il governatore Vincenzo De Luca che ha anche annunciato il finanziamento di 13 milioni di euro e l'apertura di un centro di compostaggio ai Regi Lagni di Casal di Principe. 
 


L'opera di ristrutturazione della ex villa di via Tasso ribattezzata «Scarface» - per la celebre scala inquadrata nel film con Al Pacino che Schiavone volle riprodurre a Casal di Principe - è costata 1,2 milioni di euro, gestiti dall'agenzia Agrorinasce - con amministratore delegato Gianni Allucci - fondi forniti dalla Regione Campania.

Cadute le colonne della facciata, l'edificio è stato ristrutturato dalla Seconda Università di Napoli, Luigi Vanvitelli. Oggi era presente alla cerimonia anche il professor Carmine Gambardella del distretto universitario, oltre che il procuratore nazionale antimafia Franco Roberti e i giudici che, a capo della sezione Misure di Prevenzione del Tribunale di Santa Maria Capua Vetere, nel 1994 hanno per primi sequestrato il bene 23 anni fa. Tra la folla, nella casa «Scarface», c'erano proprio loro: il presidente della sezione Diego Marmo, Francesco Cananzi e Maria Vittoria Foschini. Ci sono infatti voluti oltre 20 anni per restituire l'edificio alla collettività. La struttura sarà un centro di riabilitazione e terapia per adulti con problemi mentali gestiti dall'Asl locale. Un modo per insegnare tecniche di autonomia ai diversamente abili. 

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