di Cristiana Mangani
venerdì 28 febbraio 2020, 00:19Coronavirus, Borrelli: «Nessuna sovrastima dei casi, i test positivi tutti confermati»
Per Angelo Borrelli ogni giorno è un’emergenza. Da capo della Protezione civile deve fare i conti con terremoti, clima impazzito, vulcani in piena attività. Dalla fine di gennaio, però, quando una coppia di turisti provenienti da Wuhan è risultata positiva al coronavirus, la tensione lavorativa è aumentata ai massimi livelli. Quotidianamente deve seguire riunioni, analisi, conferenze stampa, ma soprattutto deve seguire l’organizzazione dell’enorme lavoro, comprese le polemiche che si alimentano con il crescere dell’epidemia. L’ultima nell’ordine è quella dei dati reali del contagio: 650 positivi per le Regioni contro i 282 confermati, al momento, dall’Istituto superiore di sanità. Il professor Walter Ricciardi, componente dell’Oms e consulente del ministro della Salute, Roberto Speranza, ha parlato, invece, di 192 casi accertati dall’Iss contro i 492 delle Regioni.
Commissario, qui ognuno dà i suoi numeri, come mai queste differenze?
«Nessuna sovrastima né differenze. Se l’Istituto superiore di sanità mi dice, come a mezzanotte di due giorni fa, che sono 282 i casi positivi già verificati due volte, per me è quella la cifra».
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C’è un diverso criterio di valutazione? Non sarà la rincorsa delle Regioni a creare confusione?
«Il tema è nella raccolta delle informazioni. Quando arriva la segnalazione di un possibile contagiato, le strutture regionali procedono al test. Nel caso di positività si mette la persona in quarantena. Poi il tampone viene inviato all’Iss che effettua nuovamente l’esame. Solo a quel punto è confermato il contagio. Non vedo problemi su questo».
Nel frattempo, gli ospedali si riempiono. Ieri Cremona ha lanciato un Sos: non hanno più letti in terapia intensiva.
«A noi non è arrivata questa richiesta. Abbiamo un tavolo permanente, anche se la sanità è gestita a livello regionale e il nostro è un tavolo di supporto. Sicuramente le cose staranno come viene riferito, ma rientra nella pianificazione dell’offerta ospedaliera, non c’è alcun allarmismo particolare».