di Marco Conti
venerdì 24 gennaio 2020, 09:18Governo, allarme Conte: dopo il voto comunque vada sarà più dura
In Emilia Romagna si è guardato bene dall'andare e, tanto per dare il senso di un risultato che non toccherà il governo, Giuseppe Conte si prepara a riempire d'altro la giornata di lunedì. Dopo l'esperienza dell'Umbria, il presidente del Consiglio ha messo corposi sacchi di sabbia davanti l'uscio di palazzo Chigi ben sapendo che, qualunque sarà l'esito, a soffrirne sarà il governo. Paradossalmente su palazzo Chigi si riverseranno le tensioni dei due principali partiti che l'opinione pubblica considera come organici alleati mentre di fatto sono insieme sulla base di un contratto - chiamato programma - al punto che in Emilia Romagna e in Calabria dem e grillini si sfidano con candidati diversi.
Crimi e l’eredità Di Maio: «Non sarò un passacarte»
LA MORSA
Anche se a Conte la corsa in solitaria di Pd e M5S è parsa da subito una mossa destinata a favorire solo il centrodestra, dopo il disastro umbro ha lasciato fare. Tantomeno ha contribuito a coltivare l'idea dell'appello al voto disgiunto pro-Bonaccini che qualche ministro grillino ha ipotizzato nei giorni scorsi. L'addio di Di Maio alla guida del Movimento, e il fatto che i grillini possano ripetere domenica una delle migliori performance negative, sono già novità che il premier ha messo in conto. Manca ancora il risultato del Pd, che in Calabria sembra già compromesso, mentre in Emilia Romagna la sfida è apertissima.
Ovviamente un successo di Bonaccini allenterebbe la morsa del centrodestra sul governo, allungherebbe a Di Maio il tempo di una rivincita costruita su un M5S che non è di destra nè di sinistra, ma al tempo stesso spingerebbe i dem ad ottenere dai grillini ciò che sinora non sono riusciti a spuntare. Nelle due regioni il M5S è fuori gioco e domenica si attende solo di sapere quanto profonda è la voragine che rischia di inghiottire il Movimento e quanti elettori di sinistra è riuscito a traghettare nella Lega dopo anni di retorica populista.
LA FREQUENZA
Una sconfitta del candidato del Pd renderebbe invece molto più precario lo scenario del governo, anche se la legislatura resterebbe salva per la scarsa volontà di tutti gli eletti - opposizione compresa - di tornare al voto in un Parlamento ridotto di un terzo. Per evitare di diventare il capro espiatorio a Conte non resta che concentrarsi sull'azione di governo, compresa la riapertura dei cantieri che anche ieri invocava Matteo Renzi. Il problema è che con l'uscita di Di Maio dalla leadership del M5S, il governo si è indubbiamente indebolito. L'eventuale sconfitta in Emilia Romagna farebbe perdere quota anche all'attuale segretario del Pd. Alla fine toccherebbe a Renzi - ammesso che ne abbia voglia - sostenere Conte magari con il supporto della sinistra di Speranza. «Andiamo avanti a prescindere dalle elezioni in Emilia Romagna», sostiene il ministro Vincenzo Spadafora ripetendo un leitmotiv che da qualche giorno riecheggia con sempre maggiore frequenza dalle parti di palazzo Chigi e che segnala pessimismo o scaramanzia.