Giovedì 6 Dicembre 2018, 15:39

Imu e Tasi, è l’ora del saldo. Si paga entro il 17 dicembre

Proprietari, titolari di diritti reali e persino inquilini sono avvisati: il 17 dicembre si va alla cassa per le imposte locali, Imu e Tasi. Milioni di contribuenti, dunque, saranno alle prese con i due “saldi” e il rischio, come di consueto, è quello di un black out finanziario: entro il 30 novembre, non dimentichiamolo, è stato versato il secondo acconto delle tasse; dietro l’angolo ci sono, appunto, Imu e Tasi; e a fine dicembre, per professionisti ed imprenditori, sarà la volta dell’acconto Iva. Insomma: un bel salasso per fine anno.

Ecco la consueta guida per la sopravvivenza. Imu e Tasi.
L’Imu è l’imposta municipale sugli immobili che si abbatte sulla proprietà e sui diritti reali sugli immobili (comprese quasi tutte le categorie catastali), con aliquote che possono arrivare all’1,06 per cento del valore catastale, adeguatamente incrementato per la bisogna. L’acconto è stato versato dai più entro il 18 giugno 2018; adesso tocca al saldo entro il prossimo 17 dicembre (dato che il 16 dicembre cade di domenica). La Tasi invece è la cosiddetta imposta sui servizi indivisibili, come ad esempio la manutenzione delle strade e l’illuminazione, sempre a carico dei proprietari o titolari di altri diritti reali e in piccola percentuale anche a carico degli inquilini. Anche per la Tasi la maggioranza dei contribuenti ha già versato l’acconto mentre ora, sempre entro il 17 dicembre, è atteso il saldo.

Base imponibile.
Attenzione a non fare confusione nel calcolare gli importi da pagare, perché le due imposte pur essendo molto simili presentano delle diversità a volte anche bizzarre, decise discrezionalmente dai Comuni. Concentrandoci sull’Imu: possono dormire sonni tranquilli i proprietari di abitazioni principali non di pregio (cioè non classificate come A/1, A/8 e A/9) e relative pertinenze agevolate, per le quali l’imposta è stata abolita. Viceversa, su tutti o quasi gli altri immobili l’Imu continua ad essere pienamente operativa. Per gli immobili non esclusi, la base imponibile si determina nel modo seguente. Occorre partire dalla rendita catastale al 1° gennaio 2018 e rivalutarla del 5%. Il risultato va poi moltiplicato per il cosiddetto moltiplicatore che è diverso a seconda del tipo di immobile ed è pari a: 160 per i fabbricati inseriti nel gruppo catastale A (ad esclusione di quelli A/10) e nelle categorie C/2, C/6 e C/7; 140 per i fabbricati censiti nel gruppo catastale B e nelle categorie C/3, C/4 e C/5; 80 per i fabbricati inseriti nelle categorie catastali A/10 e D/5; 65 per i fabbricati appartenenti al gruppo catastale D (ad esclusione della categoria D/5); 55 per i fabbricati inseriti nella categoria catastaleC1. Per i fabbricati di interesse storico o artistico e per quelli dichiarati inagibili o inabitabili e di fatto non utilizzati, la base imponibile è ridotta del 50%.

Caccia alle aliquote.
Una volta ottenuta la base imponibile, questa va moltiplicata per l’aliquota per ottenere l’importo annuo da pagare. Occorre quindi individuare l’aliquota corretta, verificando con cura quale sia stata la decisione del Comune dove è situato l’immobile. E’ infatti facoltà dei Comuni stabilire l’aliquota che si ritiene più opportuna, aumentandola o diminuendola entro certi limiti. Nel Comune di Roma,ad esempio,sono in vigore l’aliquota ordinaria del 10,6 per mille, l’aliquota del 7,6 per mille, quella del 6,8 per mille per gli immobili Ater e l’aliquota ridotta del 5 per mille per l’abitazione principale di pregio e relative pertinenze. Per conoscere agevolmente le aliquote potete andare sul sito del Ministero dell’economia “www.finanze.it” e cercate “fiscalità regionale e locale” e poi “Iuc…” e ancora “Regolamenti e delibere..”: pochi altri clic e otterrete le aliquote ufficiali. Una volta moltiplicata la base imponibile (rendita catastale rivalutata del 5% x l’apposito moltiplicatore) per l’aliquota stabilita dal Comune il risultato va rapportato ai mesi e alla percentuale di possesso, ottenendo in diversi casi, il totale dell’Imu 2018: a questo punto si sottrae quanto versato a giugno come acconto e si arriva al saldo. Naturalmente attenzione anche alle particolarità decise da ogni Comune riguardo possibili esenzioni, riduzioni o detrazioni, sia in materia di Imu che di Tasi: pertanto consigliamo di armarsi di molta pazienza e leggere a fondo le ultime delibere approvate dal Comune.

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