Mutui subprime: tutto quello che c'è da sapere
Importati dal sistema statunitense, i mutui subprime, sono forme di finanziamento tendenzialmente con elevato rischio, non solo per chi li concede, ma anche per il debitore. Questi mutui, spesso soggetti a un tasso d'interesse più alto della media, vengono concessi a persone che non offrono solide garanzie di solvibilità. In seguito ad autorevoli analisi economiche e monetarie, sarebbero stati proprio questo genere di finanziamenti a innescare la crisi del 2008.
Che cosa s'intende per finanziamenti subprime?
Vengono chiamati anche b-paper, near-prime e persino second chance. Si tratta dei mutui subprime, nati negli USA e diffusi anche nel resto d'Europa. In Italia non sono stati concessi, almeno nel senso stretto del termine, ma la loro eccessiva concessione all'estero ha influito anche sulla nostra economia. Si tratta di forme di finanziamento che fanno storcere il naso agli investitori più cauti e che vengono considerati tendenzialmente rischiosi. Grazie a questi finanziamenti, infatti, anche coloro che non sono in grado di offrire garanzie di solidità possono contare su una certa liquidità concessa da un determinato istituto finanziario. Il termine subprime, infatti, identifica il grado di solvibilità di un soggetto. Nel sistema americano i correntisti vengono classificati in prime loan, ovvero soggetti altamente solvibili, e in subprime cioè clienti con una storia creditizia alle spalle tutt'altro che rassicurante e ricca debiti non onerati. Tuttavia, in America i creditori subprime non vengono tagliati fuori dal sistema economico e monetario ma possono ottenere una seconda possibilità, un finanziamento subprime lending. La diffusione maggiore di questi mutui si è registrata nel 2006, dapprima negli USA e poi nel resto del mondo. La concessione di questi finanziamenti rappresenta la causa principale che ha determinato la crisi economica del 2008 e che ha interessato il resto del globo. In quel momento le più importanti e solide agenzie di credito hanno subito fallimenti disastrosi e inaspettati, provocando il crollo delle borse. I più autorevoli economisti non nutrono alcun dubbio sui mutui near-prime: sono pericolosi e hanno contribuito alla massiccia speculazione finanziaria, la più rilevante di tutti i tempi.
Chi sono i clienti subprime?
I clienti suprime sono i soggetti ai quali vengono concessi questi mutui con rischio elevato. Differiscono dai soggetti prime loan, in quanto hanno una storia creditizia travagliata, spesso dovuta dalla perdita dell'occupazione e alle condizioni del mercato che non permettono di avere un posto di lavoro stabile. In America si è soliti includere nella lista dei subprime coloro che avendo ottenuto già finanziamenti passati non sono riusciti a pagare le rate, rivelandosi insolventi per svariate mensilità. Non solo. Nella categoria dei subprime vengono ricomprese pure persone anche poco abbienti, con scarse risorse economiche, senza reddito fisso, oltre a soggetti che hanno già subito pignoramenti e diverse azioni esecutive a causa di morosità. Gli istituti bancari americani, sin dai primi anni '90, hanno comunque dimostrato una certa benevolenza nei confronti delle persone subprime, con una capacità creditizia non ben documentata e tante volte anche poco chiara. Queste persone economicamente inaffidabili e con alto rischio d'insolvenza sono comunque riusciti a ottenere la somma di denaro da parte delle banche, attraverso l'erogazione di mutui subprime. Un cliente subprime è quello che in Italia verrebbe definito protestato oppure cattivo pagatore. Insomma, si tratta di una persona che non avrebbe la possibilità di accedere al credito, in quanto privo di garanti, di proprietà immobiliari e con una situazione economica di dubbia attendibilità. Le banche USA classificano la propria clientela assegnando un determinato punteggio sulla scorta delle vicende creditizie del soggetto. Gli istituti americani considerano, oltre ai pignoramenti subiti e inadempienze varie, anche eventi di portata più ampia, come eventuali di bancarotte. Alla fine dell'analisi attribuiscono punteggi ricompresi fra 300 e 850. Quando il risultato è inferiore a 620, allora il soggetto può reputarsi un subprime, meritevole di ottenere mutui, finanziamenti e persino carte di credito a determinate condizioni.
Le condizioni per ottenere finanziamenti second chance
I mutui subprime, proprio perché concessi a soggetti che versano in condizioni economiche disagiate e instabili, mantengono un alto rischio. Conseguentemente soggiaciono a condizioni differenti rispetto ai finanziamenti ordinari. Le differenze sostanziali si riconducono a: tassi d'interesse più elevati e commissioni molto onerose. Questi parametri vengono giustificati dal fatto che un subprime non è buon cliente, ovvero un soggetto in grado di poter assicurare le buona riuscita del prestito e quindi la completa restituzione. In aggiunta, alcuni prestiti second change prevedono delle condizioni tutt'altro che favorevoli per il debitore. Talvolta, ad esempio, stabiliscono un periodo iniziale di preammortamento, durante il quale il debitore è tenuto a corrispondere le quote delle sorte capitale assieme alla totalità degli interessi. In altri casi i finanziamenti subprime prevedono l'applicazione di tassi d'interessi misti, ovvero inizialmente fissi e poi variabili, con conseguente aumento vertiginoso della rata di rimborso. Infine, nella quasi totalità dei casi, le banche statunitensi hanno erogato finanziamenti subprime previa iscrizione ipotecaria. Nel corso del tempo onerare l'intero mutuo diventa assai gravoso per la fascia della popolazione a rischio d'insolvenza. Il mancato pagamento delle rate è stato un evento anche piuttosto ricorrente. Gli istituti di credito, specie prima del 2008, hanno dovuto fare i conti con le milioni d'insolvenze, fino a toccare risultati economici dalla portata catastrofica e mai registarti prima.
La crisi innescata dai mutui second change e la cartolarizzazione
I mutui concessi ai soggetti reputati subprime, in seguito all'ottenimento del punteggio inferiore a 620, sono comparsi intorndo agli anni '90, per poi diffondersi in modo prorompente fino ai primi del 2000. Ai tempi, infatti, il valore degli immobile era in costante aumento. Questo stato di fatto permetteva alle banche americane di aprire le porte al credito anche ai soggetti inaffidabili. In caso d'insolvenza, infatti, la banca avrebbe recuperato il denaro prestato rivalendosi sull'immobile ipotecato al debitore. Gli istituti di credito americani credevano di operare mantenendosi all'interno di una botte di ferro. La concessione dei finanziamenti subprime continuò in maniera indisturbata e sempre più massiccia per circa un decennio, fino a quando tutto il castello crollò, provocando una delle crisi economiche che hanno segnato per sempre la storia, quella del 2008. A peggiorare la situazione si aggiunse la pratica di cartolarizzare questi finanziamenti. Le banche americane li scambiavano in borsa, alla stessa maniera dei titoli come le azioni e le obbligazioni. Accorpando i vari titoli e scambiandoli in borsa, lo scopo finale era quello di disperdere il rischio e di aumentare il rendimento.
Dai CDO ai CDS
Attraverso la cartolarizzazione le banche americane, altrimenti dette originator, raccoglievano i mutui e li scambiavano in borsa per il tramite delle SPV, società dipendenti dalle stesse banche, tecnicamente note come Special Purpose Vehicle. Le SPV avrebbero dovuto ottenere così la restituzione della sorte capitale, oltre agli interessi, da parte dei soggetti che avevano sottoscritto i mutui. Le SVP, tuttavia, si occupavano di scambiare obbligazioni e azioni. Questo pacchetto, composto da titoli di debito e di proprietà, prese il nome di CDO. La cartolarizzazione, dopo l'accorpamento dei vari CDO, si spinse oltre ogni ragionevole aspettativa, generando la nascita dei CDS (Credit Default Swap). Attraverso l'introduzione dei CDS, coloro che avevano acquistato più titoli SIV si obbligavano anche a corrispondere una quota a titolo di assicurazione. Nell'eventualità che i CDO fossero falliti, i sottoscrittori avrebbero comunque ricevuto un premio a copertura. Un meccanismo subdolo che rese evidenti tutte le sue falle appena i sottoscrittori dei mutui incominciarono a essere insolventi e a saltare le rate di rimborso. A questo riguardo si parlò di titoli spazzatura che ebbero delle ripercussioni allarmanti non solo in America, ma anche nel resto del mondo, fino a provocare una contrazione mai subita prima, anche in Italia.
Chi paga le conseguenze?
Alla fine del 2006, ad appena due anni dalla crisi del 2008, si stima che in America i mutui subprime avessero raggiunto oltre 600 miliardi di dollari. Il trasferimento dei diritti di credito vantati dalle banche mediante il sistema della cartolarizzazione ha distribuito in maniera capillare l'elevato rischio d'insolvenza nei confronti di compagnie di assicurazione, fondi d'investimento, istituti di credito e similari. Le obbligazione bancarie vendute in borse e garantite dalla liquidità proveniente dai debitori subprime nei fatti non è mai avvenuta. Tutto ciò ha generato un buco economico imprevedibile e dalla portata incontrollabile che ha interessato il mondo intero. Il fallimento della banca Lehman Brothers Holdings Inc., colosso americano assieme a Salomon Brothers, fu l'inizio di una tragedia che ancora oggi si fa sentire. Gli investitori persero irrimediabilmente i capitali, milioni di persone rimasero senza casa e lavoro e numerose famiglie dovettero dire addio ai risparmi di una vita. In Italia, sebbene non siano stati erogati subprime, la liquidità continua a essere una risorsa che manca. La valutazione dei creditori americana attraverso punteggi viene sostituita dal sistema della surroga, mediante il quale il debitore può trasferire il proprio mutuo a un nuovo istituto di credito, ottenendo così la rinegoziazione delle condizioni. Tuttavia, siamo ancora lontani da un mercato che possa definirsi completamente stabile e sicuro.