di Simone Canettieri
lunedì 16 settembre 2019, 08:10Regionali Umbria, primo siluro sull'intesa. M5s boccia il candidato civico Pd: è sotto processo
Venti grammi di insalata. Basta tanto per mandare di traverso il primo contatto tra M5S e Pd in Umbria. Un problema e non di contorno per i grillini: al centro della tavola c'è una questione giudiziaria. Il candidato civico voluto dai dem, Andrea Fora, è rinviato a giudizio per frode nelle forniture alle mense scolastiche del Comune di Perugia.
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L'INCHIESTA
La vicenda è del 2016. Quando un'impresa controllata dal manager - che è anche l'ex presidente di Confcooperative - avrebbe somministrato, in un'occasione e a un solo bambino, una quantità di insalata e pisellini non biologici inferiore (di 20 grammi) a quella prevista dal capitolato. Da qui l'inchiesta e poi il processo, partito la settimana scorsa. Una vicenda surreale per il diretto interessato: «Per la cronaca non ero io ovviamente a somministrare direttamente gli alimenti né a occuparmi dei fornitori - dice da giorni Fora - ma le cooperative direttamente interessate alla gestione del servizio». Ma per il M5S è abbastanza per non appoggiarlo. «Sul nostro codice etico non deroghiamo: siamo inflessibili». Luigi Di Maio nei giorni della formazione della squadra dei ministri ha imposto che tra la delegazione dem non ci fossero indagati, né rinviati a giudizio né condannati. E adesso è pronto a ribadire questo schema anche su scala locale. L'apertura al Pd - anticipata da Il Messaggero ed esplicitata da una lettera alla Nazione - è un passaggio delicato per i pentastellati. E quindi il Capo politico non vuole avventurarsi in ulteriori contorsioni. Va bene un accordo su un candidato civico a patto che i partiti non entrino in giunta, ma i dogmi legalitari (e poco garantisti) del M5S non possono essere intaccati. In Umbria, l'apertura di Di Maio è stata vista di buon occhio dai parlamentari locali. Che però smontano la proposta su cui il Pd sta lavorando: la candidatura di Fora. «E' chiaro - dice il deputato M5S Filippo Galinella - che il nome non possa essere questo. Dobbiamo trovare un nome che unisca e non imposto dal Pd». Anche il senatore Stefano Lucidi è di quest'avviso: «Su Fora noi abbiamo dei dubbi e le nostre regole sono chiare: giusto trovare un accordo, ma anche noi abbiamo una classe dirigente pronta a governare».