Siria, la Turchia dà l'ok all'offensiva: 11 morti. Via libera alle truppe. Ue e Berlino: Erdogan si fermi
L'operazione militare della Turchia contro le forze curde nel nord-est della Siria è cominciata. Ad annunciarlo è stato lo stesso presidente turco Recep Tayyip Erdogan e si contano finora 11 morti di cui 8 civili. Bombardamenti sono stati registrati nelle località frontaliere di Mishrife e Ras al Ayn. L'artiglieria turca ha iniziato a colpire obiettivi delle forze curde dell'Ypg anche a Tal Abyad.
Al confine sono ammassati con decine di blindati almeno 5 mila soldati delle forze speciali d'assalto, cui si affiancheranno 18 mila combattenti arabi e turcomanni dell'Esercito siriano libero cooptati da Ankara. Il loro intervento, spiegano fonti militari, avverrà appena saranno eliminati i «rischi» tuttora presenti, come dimostrato dai colpi di mortaio sparati stasera verso le località frontaliere turche di Ceylanpinar e Nusaybin.
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«Caccia turchi hanno lanciato raid su aree civili. C'è grande panico fra la popolazione nella regione», ha twittato un portavoce dei combattenti curdi nel nord della Siria. Le autorità curdo-siriane hanno annunciato una «mobilitazione e allerta generali in tutto il nord-est siriano per difendersi». «Tutte le componenti del nostro popolo» sono invitate «a dirigersi verso la zona frontiera con la Turchia per compiere il loro dovere morale di resistenza in questo momento storico e delicato», recita un comunicato.
«Le forze militari turche hanno colpito finora 181 postazioni appartenenti alle organizzazioni terroristiche nel nordest della Siria come parte dell'Operazione Fonte di pace» scattata oggi contro i curdi. Lo annuncia il ministero della Difesa turco, citato dall'agenzia Anadolu, riferendosi alle forze curde che la Turchia giudica appunto «terroristi».
«L'offensiva terrestre delle forze turche è stato respinto dai combattenti dell'Sdf a Tal Abyad». Lo riferisce su Twitter il portavoce dell'Sdf, le Forze democratiche siriane dominate dalle milizie curde Ypg, Mustafa Bali, poco dopo l'annuncio di Ankara dell'inizio dell'offensiva di terra.
Boris Johnson e Donald Trump condividono «una seria preoccupazione per l'invasione della Turchia nel nord est della Siria». Lo sottolinea Downing Street in una nota in cui dà conto di una telefonata fra il premier britannico e il presidente americano. Telefonata nella quale, secondo Londra, è stato evidenziato anche «il rischio di una catastrofe umanitaria» a causa dell'azione di Ankara contro le milizie curde. I leader hanno discusso pure di dazi e del caso d'una diplomatica Usa sfuggita alla giustizia britannica.
Sul conflitto commerciale innescatosi fra Usa ed Europa a proposito della disputa Airbus-Boeing, Johnson si è detto «deluso» dall'annuncio di Washington di dazi contro l'Ue e il Regno Unito in particolare, deplorando «i danni» che questa ritorsione causerà a industrie britanniche «come quella dello Scotch Whisky», si osserva nel comunicato di Downing Street. Quanto alla vicenda di Anne Sacoolas, una donna americana moglie di un funzionario del Dipartimento di Stato di stanza in una base militare nel Regno, fatta rientrare oltreoceano con la copertura dell'immunità diplomatica dopo aver investito e ucciso alla guida di un'auto un 19enne inglese, Harry Dunn, il primo ministro ha chiesto che gli Usa «riconsiderino la loro posizione». E facciano rientrare la fuggitiva in Gran Bretagna per affrontare le indagini di polizia e un processo. Trump da parte sua ha espresso cordoglio per il dolore della famiglia della vittima, ma si è limitato per ora a promettere di «cercare una soluzione al più presto» assieme a Johnson.
Donald Trump ha detto di sperare che il presidente turco «agisca in modo razionale» e «umano» in Siria. «Vedremo come conduce questa operazione, se lo fa in modo ingiusto pagherà un prezzo economico enorme», ha ribadito.
Gli ambasciatori in Turchia dei Paesi membri del Consiglio di sicurezza dell'Onu sono stati invitati al ministero degli Esteri di Ankara per essere aggiornati sugli sviluppi dell'operazione militare. «Sono stato appena informato dell'iniziativa unilaterale della Turchia sulla quale non posso che esprimere preoccupazione». Così il presidente del Consiglio Giuseppe Conte in conferenza stampa con il Segretario Generale della Nato, Jens Stoltenberg, a Palazzo Chigi.
Nell'offensiva saranno impegnati cinquemila soldati delle forze speciali della Turchia e almeno 18mila combattenti di milizie locali dell'Esercito siriano libero (Esl). Abdelrahman Ghazi Dadeh, portavoce di Anwar al-Haq, una milizia dell'Esl, precisa che 10 mila saranno impiegati a Ras al-Ayn e gli altri a Tal Abyad, le due postazioni frontaliere evacuate dai soldati Usa.
Almeno due colpi di mortaio sono stati sparati dalla Siria verso il confine turco a Ceylanpinar, dove sono ammassati i soldati turchi e le milizie siriane filo-Ankara pronti a entrare in Siria per l'operazione militare contro i curdi. Lo riporta Anadolu, secondo cui non ci sono stati feriti. Ceylanpinar si trova di fronte a Ras al-Ayn, bombardata nei minuti scorsi dai caccia di Ankara.
#Kurd journalist @aged_choli captured the opening salvos of #Turkey NE #Syria operations as he was filming in #RasalAyn a while ago. pic.twitter.com/MyR9sqejyh
— Riam Dalati (@Dalatrm) October 9, 2019
«L'operazione» militare che la Turchia condurrà nel nord-est della Siria «si svolge nel quadro del diritto internazionale» e degli «accordi dell'Onu», ha sostenuto il ministro degli Esteri turco Mevlut Cavusoglu in una conferenza stampa dall'Algeria. «Sosteniamo l'integrità territoriale della Siria», ha assicurato il ministro, insistendo sul fatto che l'incursione è un diritto di Ankara per difendere la sicurezza dei suoi confini.
GLI APPELLI DI UE E GERMANIA
«Chiedo con forza alla Turchia di interrompere immediatamente ogni azione militare» nel nord della Siria. Così il presidente del Parlamento europeo, David Sassoli. «C'è una popolazione che ha già sofferto duramente. Non dobbiamo metterla in condizioni di avere altre sofferenze. Si fermi questo intervento, non sarà mai una soluzione ai problemi che abbiamo». «La comunità internazionale, l'Unione europea, le sue istituzioni chiedono che questo intervento si fermi e si discuta anche la possibilità di una zona cuscinetto di sicurezza, ma questo certamente va fatto nella pace, nella stabilità e nel dialogo», conclude Sassoli.
Analogo appello è stato lanciato da Berlino: «Ci appelliamo alla Turchia affinché ponga fine alla sua offensiva e persegua i propri interessi di sicurezza per vie pacifiche», ha detto il ministro degli esteri tedesco Heiko Maas, secondo quanto riportano diversi media tra cui il sito del settimanale Stern. Così facendo la Turchia mette in conto di «destabilizzare ulteriormente la regione» e rischia di rafforzare l'Isis, ha affermato il ministro sostenendo che l'intervento minaccia di «causare un'ulteriore catastrofe umanitaria e un nuovo movimento di profughi».