immagine Redditometro, attenti a scontrini e ricevute
  • di Oliviero Franceschi
  • Sabato 16 Febbraio 2013, 19:24

Redditometro, attenti a scontrini e ricevute

E' consigliabile organizzare un "archivio" delle spese

Dopo il redditest il redditometro. Dopo l’aumento delle tasse l’aumento dei controlli. Ma a spaventare i cittadini non sono tanto le verifiche quanto il modo con cui potrebbero avvenire. Turbano infatti le insidie implicitamente nascoste in uno strumento che qualora fosse mal applicato potrebbe condurre a risultati paradossali..
Come funziona il nuovo redditometro
Il redditometro è uno strumento di accertamento sintetico del reddito secondo cui deve esistere una coerenza tra il reddito del cittadino e le spese sostenute. Il nuovo redditometro misura proprio la congruità tra quanto il contribuente ha dichiarato e quanto il fisco ha ricostruito in base alle spese effettuate. A tal fine vengono considerate tre tipi di spese: le spese che risultano dalle informazioni e dalle banche dati dell’Anagrafe tributaria (come utenze, mutui, assicurazioni, eccetera); le spese per il mantenimento e la disponibilità dei beni, sempre ricavate dall’Anagrafe tributaria (come le spese per abitazioni, auto, barche, ecc.); le spese per la vita quotidiana, come ad esempio quelle per alimenti, abbigliamento, e il tempo libero, calcolate in base ai dati medi sui consumi rilevati dall’Istat e che perciò dovrebbero essere considerate solo in via residuale e, secondo quanto affermato dall’Agenzia delle entrate non dovrebbero mai portare di per sé ad un controllo. Insomma si tratta di un bel po’ di informazioni che nelle prossime settimane saranno attentamente monitorate dal fisco. L’Agenzia delle entrate parla di oltre 100 voci e a differenza del vecchio redditometro, che valorizzava ogni singolo bene di cui si disponeva attraverso coefficienti e moltiplicatori, il nuovo si baserà per la maggior parte su spese certe, effettivamente sostenute dal cittadino. Inoltre per la ricostruzione del reddito si terrà conto anche della composizione del nucleo familiare, con undici tipologie individuate, e dell’area geografica di appartenenza, con 5 aree considerate.
Allarme rosso
Fin qui, dunque, niente di strano o quasi. Ma che cos’è allora a far tremare gli italiani, soprattutto quelli onesti, poco inclini a combattere con l’amministrazione finanziaria? Le perplessità forse ingigantite dagli organi di stampa, forse rinforzate dai tanti comportamenti kafkiani della burocrazia nostrana, nascono su due fronti: da un lato il timore che prevalgano automatismi nell’attribuire al cittadino un reddito ricostruito a tavolino, grazie alla concorrenza di elementi puramente statistici come l’area geografica, il tipo di nucleo familiare e le spese per consumi quotidiani definite dalle medie nazionali. Dall’altro lato la difficoltà di potersi discolpare una volta chiamati in causa, dato che pochi tengono una contabilità dettagliata delle proprie spese da poter opporre validamente alle tesi dell’amministrazione. Infatti, una volta accertato uno scostamento attraverso il redditometro tra il reddito dichiarato dal contribuente e le spese sostenute, l’ufficio chiama il cittadino a rapporto e deve essere il cittadino giustificare adeguatamente il proprio tenore di vita. Il che ripropone l’imbarazzante meccanismo degli studi di settore, tanto odiati proprio per questa ragione dalle categorie, secondo il quale deve essere il cittadino a provare la propria innocenza e non l’amministrazione a provare la sua colpevolezza. Se a ciò si aggiunge l’introduzione di spese del tutto presunte ricavate dalle medie dell’Istat, si può ragionevolmente comprendere lo sgomento e il panico che serpeggiano tra gli italiani.
Agenzia delle Entrate
L’amministrazione comunque getta acqua sul fuoco e sull’onda delle critiche espresse pubblicamente da tanti personaggi politici, infiammati probabilmente dalla campagna elettorale in corso, l’Agenzia delle Entrate ha voluto chiarire in un recente Comunicato l’infondatezza delle voci di corridoio che si sono così rapidamente diffuse tra i cittadini. Innanzitutto è stato precisato che su 40 milioni di contribuenti, ogni anno saranno effettuati solo 35mila controlli utilizzando il redditometro. Il che senza essere grandi matematici significa che meno di uno su mille sarà controllato. Niente verifiche a tappeto dunque ma col contagocce o quasi..
Nessun automatismo
Secondo punto rassicurante (almeno nelle intenzioni) è che secondo il Comunicato dell’Agenzia non saranno mai selezionati i titolari della sola pensione e che inoltre, già in fase di selezione, non verranno prese in considerazione le situazioni in cui c’è uno scostamento tra entrate e uscite inferiore a 1.000 euro al mese, ossia 12.000 euro l’anno. Il controllo secondo l’amministrazione non scatterà perciò automaticamente, al verificarsi dello scostamento del 20%, ma verrà attivato quando la differenza tra reddito dichiarato e spese effettuate porterà a presunte evasioni eclatanti. Solo in quel caso, l’Agenzia delle Entrate convocherà il contribuente per fornire chiarimenti.
Paure infondate
Secondo il fisco pertanto le paure sono del tutto infondate perché il redditometro é improntato al dialogo con il contribuente, prevedendo addirittura una doppia fase di contraddittorio. Chi ha uscite fortemente discordanti con i redditi dichiarati verrà chiamato a fornire chiarimenti. Se dimostrerà che le spese sono state sostenute con fonti lecite come ad esempio, i soldi regalati da un genitore, non dovrebbe partire nessun accertamento. Nel caso contrario, il cittadino sarà invitato ad un nuovo contraddittorio per definire la ricostruzione del reddito in adesione. Solo se le parti non raggiungeranno un accordo l’ufficio procederà con il vero e proprio atto di accertamento.

Hanno collaborato Daniele Cuppone e Alberto Martinelli

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