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  • di Oliviero Franceschi e Alberto Martinelli
  • Lunedì 25 Settembre 2017, 08:12

Partite Iva, arriva il nuovo "spesometro"

Entro il 28 settembre occorre inviare i dati riguardanti il primo semestre. Sanzioni per chi non rispetta la scadenza


Non bastavano i soliti laboriosi adempimenti a carico dei contribuenti e dei loro incaricati. La lotta all’evasione, secondo l’amministrazione, passa per un inasprimento degli obblighi dichiarativi di cui sicuramente non si sentiva il bisogno.
 
Nuovo spesometro
 
Mancano pochissimi giorni all’invio dello spesometro relativo al primo semestre 2017: entro giovedì prossimo 28 settembre, salvo proroghe dell’ultima ora, i contribuenti con partita Iva dovranno essere in regola con l’adempimento, pena il pagamento di sanzioni. Nell’ambito degli obbligati troviamo perciò anche amministratori di condominio, imprenditori, artigiani e professionisti orbitanti attorno al pianeta casa.L’invio riguarda tutte le fatture emesse e quelle ricevute (queste ultime se registrate), comprese le bollette doganali, e anche le note di variazione, sia in aumento che in diminuzione, che si riferiscono alle predette fatture. Sembra siano ricomprese, in questa nuova tornata, anche le fatture per utenze, precedentemente esonerate. Per il secondo semestre 2017 l’invio andrà effettuato entro la fine di febbraio.
 
Chi sfugge e chi no

Per fortuna non tutti i contribuenti sono tenuti a cimentarsi con il nuovo obbligo. Dribblano lo spesometro ad esempio coloro che aderiscono al regime forfettario o al regime delle nuove iniziative produttive (i cosiddetti minimi), oltre alle associazioni sportive dilettantistiche e agli enti no profit senza partita Iva. Esonerate anche le imprese agricole in regime speciale situate in territori montani. Viceversa restano impigliati nelle maglie dello spesometro la stragrande maggioranza dei contribuenti, il cui unico torto è stato quello di aprire la partita Iva per poter lavorare: artigiani, professionisti, società, imprese individuali e chi ne ha più ne metta..
 
Che cosa trasmettere

I dati da trasmettere sono in linea principale quelli delle fatture emesse e ricevute e le bollette doganali. Le fatture emesse vanno comunicate indipendentemente se siano state registrate o meno sul registro relativo.
L’invio deve essere analitico e quindi per ogni fattura occorre trasmettere: i dati identificativi del cedente o prestatore, i dati identificativi del cessionario o committente, la data del documento, la data di registrazione (per le sole fatture ricevute e le relative note di variazione), il numero del documento, la base imponibile, l'aliquota Iva applicata e l'imposta ovvero, ove l'operazione non comporti l'annotazione dell'imposta nel documento, la tipologia dell'operazione.
Non devono essere comunicati invece i documenti diversi dalla fattura come ad esempio le ricevute per una prestazione occasionale o le schede carburante.
 
Utilità e periodicità

Le critiche al nuovo obbligo riguardano il fatto che oltre a far perdere molto tempo a chi ne ha già poco di suo, sono stati avanzati molti dubbi sulla reale capacità dello strumento di frenare il fenomeno dell’evasione fiscale e delle false fatturazioni. E come se non bastasse, lo spesometro si affianca al nuovo obbligo dell’invio delle liquidazioni periodiche dell’Iva e, ciliegina sulla torta, dal 2018 diventerà trimestrale: dalla serie si salvi chi può..
 
Compensazioni, si può fare

Passiamo brevemente ad un altro tema che potrebbe rendere meno amara la settimana: per effetto del D.L. n. 50/2017, la cosiddetta “manovrina” voluta dall’Europa, sarà possibile anche nel 2017 compensare i crediti verso la pubblica amministrazione con i carichi affidati agli agenti della riscossione. Per potere utilizzare la norma agevolativa occorre rispettare però molte condizioni. Di seguito ne presentiamo alcune rimandando ogni approfondimento alle istruzioni ufficiali.
 
Come si ottiene  

Innanzitutto i crediti compensabili devono essere certi, liquidi ed esigibili e  derivare da contratti di somministrazione, forniture, appalti e prestazioni anche professionali. L’importo della somma iscritta a ruolo deve essere inferiore o pari al credito vantato. Inoltre i carichi compensabili sono quelli affidati agli agenti della riscossione entro il 31 dicembre 2016. Ma soprattutto occorre che il credito sia certificato dall’ente debitore: a tal fine l’interessato deve accreditarsi sulla piattaforma dei crediti commerciali, la cui sigla è Pcc, recandosi sul sito internet “crediticommerciali.mef.gov.it”. dove vanno indicate le generalità e l’indirizzo pec. Sul sito è possibile guardare video che spiegano le procedure ed è riportato un numero verde per chiedere informazioni: 800971701.
Una volta eseguito l’accreditamento, il creditore deve presentare un’istanza di certificazione che consente di ottenere la certificazione del credito vantato. Quando l’ente non risponde alla richiesta di certificazione entro trenta giorni, il creditore può richiedere la nomina di un commissario ad acta.
Avuta la certificazione il creditore deve presentarla all’agente della riscossione per il pagamento totale o parziale delle somme dovute. L’agente entro tre giorni comunica con l’ente debitore per effettuare i necessari controlli; l’ente deve rispondere nei dieci giorni lavorativi successivi. Infine negli ulteriori cinque giorni successivi l’agente comunica a creditore e debitore la compensazione del debito tramite pec o sulla piattaforma dei crediti commerciali sul sito riportato sopra.
 
Hanno collaborato Daniele Cuppone e Enrico Rabitti
 
 

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