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  • mercoledì 27 novembre 2019, 12:29

La guerra tra i partiti sulla svolta "cinese" di Grillo

La Cina è vicina. Così vicina che sta facendo litigare assai Pd e M5S. Come se non bastassero tutti gli altri elementi di divisione e di sospetto tra i due partner di governo, ecco anche la polemica che i dem scatenano contro gli agganci cinesi di Grillo - sabato si è precipitato a Roma come fosse ambasciatore d’Italia per incontrare l’ambasciatore di Pechino - e dei suoi. A cominciare da Di Maio, il super sponsor della Via della Seta. La polemica del Pd, a colpi di interviste e di dichiarazioni, si concentra sulla negazione di Grillo e dei grillini della repressione in Cina contro le proteste dei ragazzi di Hong Kong per l’autonomia e contro altre richieste di libertà. Ma la questione non è solo italiana e non riguarda la sinistra soltanto. I Verdi europei non vogliono nel proprio gruppo al Parlamento di Strasburgo gli eletti M5S, perché “troppo insensibili all’autoritarismo cinese”. Quindi da destra scatta la solidarietà filo-cinese a M5S. Macché? Giorgia Meloni va a sua volta all’attacco. Chiede la leader di Fratelli d’Italia: “Che rapporti hanno i vertici di M5S con il governo cinese? Tra le cene di Beppe Grillo con l'ambasciatore di Pechino e i numerosi viaggi ufficiali e non dei grillini in Cina qualcosa non torna. Qualcuno è andato a prendere ordini da uno Stato straniero? Attendiamo risposte da M5S”. Le aspettano anche al Nazareno.

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