- lunedì 26 novembre 2012, 08:59
Con i nuovi calcoli pensioni più magre
I coefficienti di "trasformazione" ridotti tagliano l'assegno
Con il prossimo anno il calcolo della pensione contributiva diventa ancora più restrittivo. I coefficienti di trasformazione (aliquote che si applicano sui contributi versati per trasformare i versamenti in pensione) hanno una seconda stretta, con il risultato che la pensione diventa più bassa rispetto a quella calcolata entro quest’anno. E’ un problema che riguarda tutti i lavoratori: dipendenti, autonomi, parasubordinati. E dentro ci sono anche colf, badanti, portieri di condominio. Un problema - che non riguarda la parte di pensione legata al sistema retributivo - creato dalle leggi di riforma Fornero e precedenti, che inforcano le forbici da tutte le parti per ridurre il peso economico delle pensioni .
Fino all’anno 2009
Allorché fu varata la riforma Dini nel 1995 e fu introdotta per la prima volta in Italia la pensione contributiva furono creati i coefficienti di trasformazione per stabilire la misura di ogni singola prestazione. I coefficienti sono legati alle età dei neo-pensionati, entro il range 57-65 anni. Più bassa è l’età di pensione meno elevate sono le percentuali. Così, ad esempio, il coefficiente di 57 anni è 4,720%, quello di 65 è 6,136%. Ciò significa, ad esempio, che su un montante contributivo versato nel corso della vita di 300 mila euro la pensione del 57enne è di 14.160 euro (1.090 euro per tredici mesi), la pensione del 65enne è di 18.400 euro (1.410 euro al mese). A prima vista sembra che a guadagnarci sia solo il 65enne, che viene trattato meglio del 57enne. Non è così, in quanto i coefficienti sono strettamente calcolati in relazione alla speranza di vita. E in base alle tavole statistiche il 57enne vivrà quanto meno 8 anni in più del 65enne. Per cui se si fanno i conti a lunga scadenza la partita – prima che l’ “arbitro” ne fischi la fine - è destinata a finire in pareggio.
Anni 2010 – 2012
I primi coefficienti sono vissuti dal 1996 al 2009. Dal 2010 fino a quest’anno sono stati introdotti nuovi coefficienti, ridotti rispetto ai precedenti di una percentuale compresa tra il 6% e l’8%. Questo perché nel frattempo viviamo più a lungo e quindi il calcolo di una pensione un po’ più modesta garantisce la sostenibilità del sistema.
A partire dal 2013
Proprio per quest’ultimo motivo c’è una nuova stretta dal 1° gennaio 2013 che avrà valore fino al 2015. Poi dal 2016 un ulteriore intervento e così via. Tanto per rendere l’idea il coefficiente dei 57 anni, che intanto è sceso a 4,419% e quello dei 65 a 5,620%, dal prossimo mese di gennaio diventano rispettivamente 4,304% e 5,435%. Se li colleghiamo con quelli iniziali durati fino all’anno 2009 la riduzione, condotta avanti in due tappe, è nel complesso dell’8,81% e dell’11,42%.
Oltre i 65 anni
A fronte di questa riduzione c’è però una novità positiva: i coefficienti superano l’attuale soglia massima di 65 anni (che viene applicata anche a chi va in pensione a 66 o 68 anni, ecc.) e arrivano fino ai 70 anni. Insomma la “frontiera” sale di un quinquennio e la percentuale finale dei 70 anni si attesta al 6,541%. E con ciò recupera un aumento del 6,60% rispetto allo sbarramento dei 65 anni.
Ma se vogliamo paragonare questi nuovi coefficienti rispetto a quello dei 65 anni “prima maniera” notiamo che solo chi ha 69-70 anni supera la percentuale iniziale del 6,136%, mentre i lavoratori con 66-68 anni restano sempre sotto.
Il conto finale
E’ tempo di fare il conto finale per chi va in pensione da gennaio 2013 con 57 anni oppure con 65 anni, portando in dote all’Inps in entrambi i casi 300 mila euro di contributi. Ebbene, rispetto alle misure pensionistiche iniziali (rispettivamente 14.160 euro e 18.400) le pensioni 2013-2015 saranno di 12.900 e 16.300 euro, con una perdita che oscilla da 1.260 a 2.100 euro annui.
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