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  • martedì 14 novembre 2017, 16:39

Tivoli, focolaio di aviaria trovato nel pollame

Scoperto un focolaio di influenza aviaria del sottotipo H5N8 nel pollame a Tivoli, in provincia di Roma. La Regione Lazio, si legge in una ordinanza del 9 novembre scorso firmata dal governatore Nicola Zingaretti, ha disposto «misure sanitarie straordinarie» tra cui l'istituzione di una «zona di protezione» che comprende parte dei territori di Tivoli, Castel Madama e Roma, e una «zona di sorveglianza» più ampia che coinvolge parte dei territori di 17 Comuni a est della Capitale.

Il focolaio, si legge nell'ordinanza, è stato scoperto dopo la segnalazione di una azienda avicola di Tivoli che ha riscontrato una «mortalità anomala» nell'allevamento. La presenza del focolaio è stata confermata dall'Istituto zooprofilattico sperimentale del Lazio il 3 novembre e confermata dal Centro di referenza nazionale dell'Izs delle Venezie il 6 novembre. La zona di protezione riguarda, nel territorio della Capitale, le zone a nord-est di Via Crucis (San Vittorino); a est di via di Ponte Terra e a nord dell'A24; la zona di sorveglianza invece, sempre a Roma, riguarda le aree a est di via di Lunghezzina; a est di Fosso San Giuliano; a est e sud est di Valle Castriglione. L'ordinanza indica nel dettaglio le zone di Tivoli e Castel Madama che rientrano nella zona di protezione; la restante parte dei territori di questi due Comuni rientra invece in zona di sorveglianza. Nella zona di sorveglianza rientrano inoltre i Comuni di Casape, Gallicano nel Lazio, Poli, parte di Zagarolo e Palestrina, parte di Castel San Pietro, Capranica Prenestina, Ciciliano, parte di Sambuci, parte di Vicovaro, parte di San Polo, Marcellina e parte di Guidonia Montecelio.

«Non c'è alcun rischio di trasmissione dell' aviaria attraverso il consumo di carni avicole o uova». È quanto rende noto la Asl Roma 5, l'azienda sanitaria competente per Tivoli e i Comuni limitrofi, dove è stato scoperto un focolaio di influenza aviaria. Neanche le uova crude sono un veicolo del virus: se vengono sequestrate, dice l'azienda, è per evitare la trasmissione del virus ad altri animali. «I virus dell'influenza aviaria - si legge in un vademecum pubblicato sul sito della Asl - di solito non infettano gli uomini; tuttavia, sono possibili sporadici casi di infezione umana. L'uomo può infettarsi con il virus dell'influenza aviaria a seguito di contatti diretti con animali infetti vivi o morti, e/o loro escrezioni (in particolare con le feci e gli oggetti o superfici contaminate da queste)». Secondo la Asl «il rischio di infezione per la popolazione è pressoché nullo».

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