immagine Rifiuti, a Roma si pagano in media 378 € l'anno
  • di Vincenzo Malatesta
  • lunedì 20 ottobre 2014, 09:08

Rifiuti, a Roma si pagano in media 378 € l'anno

Il tributo nella Capitale è fra i quindici più pesanti d’Italia

Da Tares a Tari il passo è breve. A Roma il tributo sui rifiuti per poco non rientra fra i dieci più cari d’Italia: si colloca infatti all’undicesimo posto della speciale graduatoria stilata dal Creef, il centro ricerche economiche di Federconsumatori. Il 30 settembre scorso è scaduto il termine per approvare i bilanci comunali: è divenuta così possibile la realizzazione dello studio che prende in considerazione l’evoluzione della vecchia Tarsu/Tia ai giorni nostri passando per la Tares: sono 91 su 106 le città capoluogo che hanno approvato i regolamenti della nuova Tari con le relative tabelle, mentre le altre hanno “bollinato” solo i primi, riservandosi di deliberare poi gli importi.
Caro-rifiuti
I ricercatori del Creef hanno individuato come campione per la ricerca un appartamento di 100 metri quadri con un nucleo familiare di tre persone: tra il 2010 e il 2014 l’aumento medio per la tassa sui rifiuti in Italia, senza considerare nella Tares la componente servizi indivisibili, raggiunge i 51 euro, pari al 21,96 per cento, cioè oltre tre volte l’inflazione nazionale che nello stesso lasso di tempo si attesta al 7 per cento (dato Istat). La spesa stimata a carico dei cittadini della Capitale per la raccolta della spazzatura supera di gran lunga la media nazionale: 378 euro contro 284, con una differenza euro/metro quadrato di 0,40, rispetto a quattro anni orsono. E ciò anche se l’aggravio nel quadriennio si ferma all’11,83 per cento, segno che la tariffa era già più alta che altrove. Se invece il raffronto si fa con il dato del 2013 senza i servizi indivisibili l’incremento risulta pari a zero. Davanti a Roma nella classifica del caro-rifiuti ci sono quasi tutte città del Sud: Cagliari è maglia-nera con i suoi 532 euro, quarto e quinto posto a Salerno e Napoli (rispettivamente 473 e 463 euro), ottavo a Messina (402,95) e così via. Milano, ad esempio, si ferma al ventisettesimo posto con 320 euro, preceduta da Genova e Torino, alle caselle venti e ventuno (344 e 342 euro). E nel Lazio? Già al tredicesimo posto si piazza Frosinone con 364 euro e un robusto più 43,37 per cento sul 2010, al venticinquesimo Rieti (325,40 euro, più 36,15 per cento), soltanto al settantunesimo Viterbo (215 euro, più 34,28 per cento).
Chi inquina paga
La Tari è una delle tre componenti della Iuc, l’imposta unica comunale, introdotta dalla legge di stabilità 2014: le altre sono l’Imu, che non vale sulla prima casa, e la Tasi, il tributo sui servizi indivisibili (come l’illuminazione pubblica, la manutenzione delle strade, l’anagrafe, la sicurezza). La tariffa è ispirata al principio comunitario del “chi inquina paga”, ricalca in larga parte l’abrogata Tares e risulta commisurata all’anno solare cui corrisponde un’autonoma obbligazione tributaria: il gettito, a regime, deve coprire tutti i costi del servizio di gestione dei rifiuti urbani. Il presupposto per l’imposizione fiscale è il possesso o la detenzione a qualsiasi titolo di locali o di aree scoperte, a qualsiasi uso adibiti, che possono produrre rifiuti urbani. Sono invece escluse dalla Tari le aree scoperte pertinenziali o accessorie a locali tassabili, non operative, e le aree comuni condominiali non detenute o occupate in via esclusiva. Evita il pagamento anche chi ha detenuto l’immobile per meno di sei mesi nel corso dello stesso anno solare: in tal caso è tenuto al versamento soltanto il possessore.
Agevolazioni e riduzioni
Continua, intanto, la cooperazione fra i Comuni e l’Agenzia delle entrate per la revisione del catasto: si va verso l’allineamento tra i dati catastali relativi alle unità immobiliari a destinazione ordinaria e i dati riguardanti la toponomastica e la numerazione civica interna ed esterna di ogni ente locale. E l’obiettivo è determinare la superficie assoggettabile alla Tari pari all’80 per cento di quella catastale. Il 98 per cento dei 91 regolamenti Tari esaminati da Federconsumatori prevede sconti per famiglie o fasce sociali deboli per utenze domestiche: mentre le riduzioni vanno iscritte tra i costi del piano economico finanziario, le agevolazioni devono trovare copertura nel bilancio comunale.


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