- domenica 21 settembre 2014, 11:02
Quando la colf lavora meno di 24 ore a settimana
I requisiti per chi ha un lavoro "ridotto" e vuole ottenere la pensione
La salvaguardia pensionistica posta dalla legge Dini (335/1995) in favore dei lavori inferiori all’intero anno - per aiutare i quali viene richiesta ai lavoratori una contribuzione minima (15 anni) per la pensione di vecchiaia inferiore di un quinquennio rispetto a quella imposta (20 anni) agli altri lavoratori - non si può estendere anche al lavoro domestico delle colf. E' questo il senso delle sentenze della sezione lavoro della Corte di Cassazione, che respinge i ricorsi presentati dalle lavoratrici domestiche a ore. Vediamo più da vicino la normativa che interessa in prima persona centinaia di migliaia di colf a ore che lavorano ( o quanto meno sono assicurate all’Inps ) per un orario inferiore a 24 ore settimanali.
Da 12 a 24 ore
Il decreto presidenziale 1403/1971 ha stabilito che per avere riconosciuta in pensione un’intera settimana è necessario che per la colf i contributi siano versati per almeno 12 ore. Se il lavoro è inferiore gli uffici Inps accreditano un numero di contributi proporzionalmente ridotto, risultante dalla divisione della contribuzione trimestrale per l’importo corrispondente a 12 ore settimanali. Con legge 638/1983 il minimo di 12 è stato raddoppiato e portato a 24 ore settimanali. Con il risultato che la colf che lavora fino a 23 ore a settimana perde periodi in pensione. Esempio: la colf nell’anno, invece di versare contributi per almeno 1.248 ore (24 ore x 52 settimane), paga l’Inps per 936 ore. In questa ipotesi gli uffici riconoscono in pensione solo nove mesi (24 x 39 settimane).
Lavoro ridotto
Ora andiamo alla legge Dini che dal 1° gennaio 1996 ha aumentato i requisiti contributivi e anagrafici per la pensione di vecchiaia portandoli da 15 a 20 anni. Ebbene, questo aumento non si applica quando il lavoratore subordinato ha almeno 25 anni di assicurazione, ed è stato occupato per almeno 10 anni per periodi inferiori a 52 settimane nell’anno solare. In questa ipotesi continuano ad applicarsi i vecchi requisiti contributivi e la pensione perciò può essere presa con soli 15 anni di contributi.
Situazione analoga
Alcune colf hanno chiesto che anche a loro (e quindi a tutte le colf nella medesima situazione) venga applicata la legge Dini. Nei casi concreti le interessate hanno in realtà lavorato per tutti gli anni, ma di fatto poi – per il numero ridotto di ore lavorative settimanali – hanno avuto periodi contributivi, riconosciuti dall’Inps utili a pensione, inferiori all’anno. E quindi la situazione, diversa in partenza, diventa simile all’arrivo. Anche loro, è il ragionamento, hanno perciò diritto alla “protezione” della legge 335/95 indipendentemente dalla circostanza che l’occupazione è durata l’intero anno e non solo in parte, ma comunque con una contribuzione di minore peso per il sistema di accredito Inps.
Legge corretta
Porte chiuse, come detto, da parte dei giudici della suprema Corte di cassazione. I giudici hanno chiarito che l’intento del legislatore del 1995 è quello di “proteggere i lavoratori non occupati per l’intero anno solare e non già i lavoratori che sebbene occupati nell’intero anno solare, possono anch’essi far valere una minore contribuzione.” E questa norma non può neanche essere dichiarata incostituzionale. Può essere modificato questo stato di cose? Certamente, ma solo da parte del Parlamento.
- Annunci correlati
IlMessaggeroCasa.it
Scegli su quale social condividere questo contenuto con tutti i tuoi amici.