immagine Ecco i controlli del Fisco
tra automatismo e selezione
  • di Oliviero Franceschi e Alberto Martinelli
  • Lunedì 23 Ottobre 2017, 10:05

Ecco i controlli del Fisco tra automatismo e selezione

Oltre alle verifiche di routine, vengono effettuati controlli selettivi sulla base di criteri legati all'analisi del rischio


Anche se non vorremmo mai riceverle può capitare che l’amministrazione finanziaria ci invii una comunicazione: ecco un quadro dei controlli  bene conoscere.
 
Lettere dal fisco
 
Dopo aver parlato qualche settimana fa della “compliance” cioè della cosiddetta collaborazione fiscale, che proprio in queste settimane sta interessando decine di migliaia di contribuenti, avevamo iniziato a delineare il quadro generale delle attività di controllo da cui ogni anno scaturiscono migliaia e migliaia di comunicazioni: il controllo formale e il controllo di liquidazione.
Come abbiamo visto, oltre al controllo vero e proprio cioè il controllo “sostanziale”, l’attività di controllo sulle dichiarazioni dei redditi che qui ci interessa si articola in due gruppi principali: il controllo automatico e quello formale. Abbiamo anche detto che mentre il controllo automatico si applica a tutte le dichiarazioni trasmesse, il controllo formale al contrario riguarda solo le dichiarazioni selezionate a livello centrale in base a determinati criteri che si ispirano fondamentalmente all’analisi del rischio.
Il controllo automatico come dice il nome stesso è una procedura automatizzata di liquidazione di imposte, contributi, premi e rimborsi, sulla base dei dati e degli elementi a disposizione dell’amministrazione grazie alle dichiarazioni presentate dai contribuenti e a quanto risulta nell’Anagrafe tributaria. Con il controllo automatico il fisco si limita a controllare che quanto dichiarato dal contribuente sia corretto in relazione alle informazioni in suo possesso ma senza entrare nel “merito”, cosa che invece fa con gli altri tipi di controllo. Una delle differenze tra le due tipologie è proprio questa ed è dunque qualitativa.
 
Il controllo formale

Se pertanto con la prima analisi di controllo automatico l’amministrazione ad esempio si limita a verificare per tutti i contribuenti che i calcoli siano corretti, i crediti dell’anno precedente siano stati riportati con l’importo giusto, che le compensazioni di imposte non abbiano superato i limiti di capienza e altre cose del genere, con l’analisi successiva del controllo formale, l’amministrazione va nel dettaglio e comincia a guardare la dichiarazione dei redditi con molta più attenzione.
Con il controllo formale infatti il fisco incrocia i dati indicati nella dichiarazione con i documenti che attestano la correttezza dei dati. Ma per quale motivo viene effettuato tale verifica? La risposta è molto semplice. Al contrario di quanto avveniva in passato oggi il contribuente inserisce nella dichiarazione l’ammontare delle spese sostenute senza dover allegare la relativa documentazione. Ad esempio indica di aver sostenuto spese mediche per 800 euro senza inviare materialmente scontrini farmaceutici e ricevute mediche: questo comportamento è indubbiamente più pratico ma presta il fianco ad eventuali “manipolazioni” da parte dei contribuenti più disonesti o comunque agli errori dei contribuenti più sbadati o meno preparati. Non sempre una spesa che si riteneva deducibile o detraibile rispetta tutte le condizioni previste dalla norma e può capitare che un contribuente in buona fede ignorando tutte le regole in vigore deduca o detragga somme non spettanti.
Per ovviare a ciò l’amministrazione opera il controllo formale domandando ad esempio di trasmettere la documentazione relativa agli oneri portati in detrazione o deduzione o alle ritenute d’acconto dichiarate. 
 
Se si paga, sanzioni ridotte
 
Quando si fanno le verifiche sia col semplice controllo automatico, sia col più approfondito controllo formale, a volte si scoprono degli errori e il fisco impone ai contribuenti di pagare il dovuto. Se il contribuente riconosce di aver sbagliato può mettersi in regola con una riduzione delle sanzioni.
La filosofia alla base delle comunicazioni di irregolarità di controllo automatico e formale è perciò la seguente: prima dell’iscrizione a ruolo dei tributi derivanti dalla liquidazione delle imposte risultanti dalle dichiarazioni, dai controlli sui versamenti e dai controlli documentali, il contribuente deve essere informato e messo nella possibilità di fornire chiarimenti. In buona sostanza, prima di spedire al contribuente una cartella di pagamento, il contribuente riceve una comunicazione nella quale sono riportate le maggiori somme dovute con le relative sanzioni e gli interessi. In questo modo al contribuente è data l’opportunità sia di discolparsi sia di “aggiustare le cose” con una sanzione ridotta, regolarizzando la propria posizione entro 30 giorni dal ricevimento della comunicazione.
Per l’esattezza, la regolarizzazione delle comunicazioni dei controlli automatici deve avvenire entro 30 giorni dal ricevimento o della prima comunicazione o di quella definitiva con la rideterminazione delle somme a debito. Occorre pagare l’imposta dovuta e i relativi interessi ma se si versa nei trenta giorni si può ridurre a 1/3 la sanzione ordinaria del 30%.
Se l’avviso è arrivato in via telematica direttamente all’intermediario che ha trasmesso la dichiarazione, il termine di 30 giorni per usufruire della sanzione ridotta decorre dal sessantesimo giorno successivo alla trasmissione dell’avviso.
Viceversa la regolarizzazione delle comunicazioni relative ai controlli formali va effettuata sempre entro 30 giorni dal ricevimento della prima comunicazione, ma con il pagamento della sanzione ridotta a 2/3 di quella ordinaria del 30%, oltre all’imposta dovuta a agli interessi.
 
Sconti sulle sanzioni

Grazie al decreto legislativo n. 158/2015 per i controlli automatici è prevista la riduzione alla metà della sanzione ordinaria del 30% per i versamenti effettuati con un ritardo non superiore a 90 giorni dalla scadenza. Un’ulteriore riduzione è stata introdotta dal decreto legge n. 98/2011 per i versamenti effettuati con un ritardo inferiore a 15 giorni dalla scadenza. In tali casi la sanzione è ridotta a un importo pari a 1/15 per ciascun giorno di ritardo. Di conseguenza quando le imposte sono state pagate in ritardo ma entro 90 giorni dalla scadenza, le sanzioni contenute nelle comunicazioni di irregolarità tengono conto della riduzione della sanzione ordinaria.
 
Rateizzare
Se le somme da pagare sono grandi o comunque i portafogli non fossero ben forniti, un rimedio c’è, Infatti è possibile versare a rate quanto richiesto dall’amministrazione con un interesse del 3,5%. Per la precisione gli importi possono essere rateizzati così:
• fino a 5.000 euro, le somme possono essere pagate in un numero massimo di 8 rate trimestrali di pari importo
• oltre 5.000 euro, le somme possono essere pagate in un numero massimo di 20 rate trimestrali di pari importo.
Attenzione a rispettare fedelmente i pagamenti altrimenti si potrebbe correre il rischio di decadere dall’agevolazione: è bene informarsi presso gli uffici o sul sito dell’agenzia delle entrate.
 
 
Hanno collaborato Daniele Cuppone e Enrico Rabitti
 

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